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56 km - Dislivello 2000mt

Kobarid - Santuario Castelmonte

Kobarid -

Santuario Castelmonte

Venerdì 27  Maggio 2022 56km Dislivello 2000mt
Tappa adatta a: Ciclisti Esperti

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KOBARID

Informazioni Turistiche

Il territorio della Slovenia dell’area confinaria con l’Italia, chiamata anche Valle dell’Isonzo, comprende tre grandi cittadine: Bovec (Plezzo), Kobarid (Caporetto) e Tolmin (Tolmino). Kobarid (Caporetto) è una piccola cittadina storica ai piedi del possente monte Krn (Monte Nero), dove in passato si svolsero i duri combattimenti del fronte isontino. Ci sono molti i monumenti storici che raccontano la storia del fronte isontino: il Museo di Caporetto, l’Ossario italiano, la Chiesa commemorativa di Javorca, i musei all’aperto, i numerosi cimiteri, le cappelle ecc. Tutti questi luoghi sono collegati dal Sentiero della Pace dalle Alpi all’Adriatico. La Valle dell’Isonzo è nota per la sua bella natura incontaminata, numerose cascate (cascate Kozjak, Boka, Virje), gole (le Gole di Tolmin) e il fiume smeraldo dell’Isonzo. La valle è un paradiso per molte attività sportive; ci sono tanti sentieri escursionistici e ciclabili; sul fiume Isonzo sono popolari gli sport acquatici e la pesca; invece nell’aria, prende spazio il parapendio.

Gastronomia

Il significato della cucina tradizionale nella Valle dell’Isonzo ha avuto un ruolo molto importante già in passato. La tradizione è stata tramandata di generazione in generazione sia in forma scritta che orale, in particolare la tradizione casearia. Sono pochi a resistere agli odori delle famose prelibatezze locali come patate e ricotta (čompe in skuta), frico (frika) – il piatto di patate e formaggio, trota, i deliziosi struccoli di Caporetto (Kobarid štruklji) e struccoli di Bovec (Bovški krafi), nonché da secoli apprezzati formaggi di origine protetta – il formaggio Tolminc (latte di vacca) e il formaggio di Bovec (latte di pecora). 

Allo stesso tempo, la cucina della Valle dell’Isonzo è tutt’altro che semplice. Nella valle dell’Isonzo, la tradizione locale sfocia nella gastronomia d’eccellenza. Molti ottimi ristoranti e osterie con una lunga tradizione familiare sviluppano gusti moderni ed elevano la cucina locale ai livelli massimi. Il clou della gastronomia locale è la Casa Franko (Hiša Franko), dove crea la creativa e originale Ana Roš, nominata la miglior chef del mondo nel 2017, mentre il ristorante stesso è uno dei migliori ristoranti del mondo già da diversi anni. È l’unico ristorante in Slovenia con due stelle Michelin (2020 e 2021).

L’offerta gastronomica della Valle dell’Isonzo è completata da eventi e festival culinari, come Jestival, Čomparska noč (La notte delle patate), Frikafest e Festival della trota dell’Isonzo.

Bevande

Nella Valle dell’Isonzo si è preservata la tradizione della distilleria, perciò viene conosciuta anche per i suoi liquori. Le varietà autoctone di frutta, principalmente da ampi frutteti di mele, pere e susine, rappresentano la base dei distillati locali. La grappa ha un fiore riconoscibile con un odore e un gusto gradevoli. Viene distillato in modo tradizionale in apposite caldaie di rame con tappo.

La valle dell’Isonzo non è una zona vinicola, ma la storia del vino è nonostante molto importante, poiché la valle si trova proprio accanto a Goriška Brda (Collio sloveno), la zona famosa per i suoi vini di qualità.

Punti di interesse

Il fiume Isonzo (Soča)

L’Isonzo smeraldo è una destinazione popolare per gli amanti delle avventure acquatiche. Nei caldi mesi estivi, l’Isonzo offre un piacevole rinfresco, così come i fiumi molto più caldi – il Natisone (Nadiža) e il fiume Idrijca. L’Isonzo è anche un paradiso per la pesca a mosca. Il fiume smeraldino e i suoi affluenti sono il regno della trota dell’Isonzo, Salmo marmoratus.

Canin e la finestra del Monte Forato 

Il massiccio del monte Canin è intrecciato con il carso di alta montagna unico con molte attrazioni naturali. Vi si snoda un sentiero didattico e gli escursionisti più esigenti possono scalare una delle cime vicine. Un punto popolare è la finestra naturale del Monte Forato, accessibile tramite un sentiero escursionistico segnalato. I più avventurosi possono salirci su una ferrata familiare, ben protetta e adatta ai bambini sopra i dieci anni. In inverno, Kanin diventa un centro sciistico di alta montagna.

Cascata Boka

Boka è la cascata più potente in Slovenia. Nella tarda primavera, quando la neve in alta montagna si scioglie e la portata d’acqua raggiunge fino a cento metri cubi d’acqua al secondo, la vista sulla cascata di 106 metri diventa magnifica. La cascata è visibile dalla strada Bovec-Kobarid e un sentiero segnalato conduce alla foce della cascata.

Cascata Kozjak

Nella foce delle gole inferiori del torrente Kozjak, che nasce in alto sotto il monte Krnčica, c’è una colonna d’acqua straordinariamente bella di 15 metri – la cascata Kozjak. Incastrata tra le pareti di una sorta di atrio sotterraneo, si versa in un ampio tonfano di colore azzurro-verde. Alla cascata conduce un bellissimo sentiero.

Museo di Kobarid

Il museo è memoria e ricordo delle vicende del fronte isontino durante la Prima guerra mondiale. Mostre, grandi rilievi delle montagne circostanti, ricco materiale fotografico, ricostruzione della caverna e un documentario raccontano la storia di giorni duri e sanguinosi lungo l’Isonzo. Particolarmente accentuata è la 12a battaglia dell’Isonzo, la disfatta di Caporetto, considerata l’operazione di sfondamento di maggior successo durante la Prima guerra mondiale.

Ossario italiano

Il sacrario militare, l’unico ossario dei caduti italiani in Slovenia, fu inaugurato nel 1938 da Benito Mussolini. All’ossario (309 m) conduce una strada asfaltata, lungo la quale si incontrano le stazioni della Via Crucis. L’ossario è costruito a forma di ottagono con tre cerchi concentrici che si restringono verso la sommità della Chiesa di Sant’Antonio. La chiesa fu costruita prima della costruzione dell’ossario, nel XVII secolo. Nell’ossario furono trasferite le spoglie di 7014 caduti italiani noti e ignoti che combatterono nella Prima guerra mondiale nella Valle dell’Isonzo.

Museo caseario 

Il Museo caseario (“Da malga al caseificio Planika”)  è il museo del caseificio Planika che produce i suoi deliziosi latticini secondo la secolare tradizione casearia nell’alta Valle dell’Isonzo. Il patrimonio delle malghe e pascoli alpini viene presentato con reperti etnologici, un film documentario e una ricostruita capanna dei pastori con tutte le attrezzature per caseificio.

Kolovrat, museo all’aperto

Sull’eccezionalmente panoramica cresta del Kolovrat (1115 m), che collega la Slavia friulana (Italia) con la Valle dell’Isonzo (Slovenia), durante la Prima guerra mondiale passava la terza linea di difesa dell’esercito italiano. Posti di vedetta, trincee, torrette d’artiglieria e caverne sono particolarmente interessanti per diversi dettagli, come la scala a chiocciola in una delle caverne e degli impieghi, in parte originali, dei materiali in tempo di guerra. Il museo transfrontaliero, con un’eccezionale vista sulla Valle dell’Isonzo, conserva la memoria della terza linea di difesa dell’esercito italiano durante il fronte isontino.

Gole di Tolmin

Le gole selvagge dei fiumi Tolminka e Zadlaščica, con la famosa roccia incastrata che ricorda la testa di un orso, sono il punto di ingresso più basso nel Parco nazionale del Triglav e un eccezionale patrimonio naturale. La confluenza di questi due fiumi è l’unico esempio di confluenza nelle gole sul territorio sloveno.

Javorca, chiesa commemorativa dello Spirito Santo 

Vicino all’alpeggio Polog nella pittoresca valle di Tolminka si trova la chiesa dello Spirito Santo, un bellissimo monumento alla prima guerra mondiale. È dedicata ai soldati austroungarici caduti sul fronte Isontino nei campi di combattimento circostanti. 

Museo di Tolmin

Il ricco patrimonio culturale della Valle dell’Isonzo viene presentato nel Museo di Tolmin, ospitato dall’ex maniero Coronini.

SANTUARIO DI CASTELMONTE

Informazioni Turistiche

Prepotto è un comune italiano con poco più di 700 abitanti del Friuli-Venezia Giulia. Tra i comuni più estesi della provincia di Udine con 34,24 km² di superficie e ben 34 frazioni. Confina per 15 km con la Slovenia coincidente con il torrente Judrio, che è stato, con il trattato di Worms del 1521, il confine tra la Repubblica di Venezia e l’Austria. 

Territorio di confine ha una storia particolarmente interessante, perfetta sintesi di culture e popolazioni che hanno animato questa zona del Friuli. 

L’orografia del territorio comunale è particolarmente completa, zone pianeggianti e zone montuose si alternano dando origine ad paesaggio unico, ricco di flora e fauna selvatica. 

Fiore all’occhiello del territorio di Prepotto è lo Schioppettino, nato proprio nella valle del Judrio, un vitigno autoctono che fa parte della famiglia delle Ribolle. Un piccolo paese famoso non solo per il paesaggio, ma anche per il castello e santuario di Castelmonte e le tante aziende agricole presenti che rendono Prepotto, la città del vino.

L’enoturismo e il turismo slow sono pilastri fondati dell’economia del Comune.

Gastronomia

La cucina di Prepotto in quanto terra di confine è stata fortemente influenzate dalla storia e dallo scambio con le popolazioni confinanti divenendo una cucina di contaminazione. In particolare le due tradizioni culinarie che più l’hanno influenzata, come tutta la cucina Friulana, sono da un lato quella slava e dall’altro quella austroungarica.

La cucina di Prepotto dunque condivide la maggioranza dei piatti che incontriamo nel resto delle Valli del Natisone e della pianura Friulana.

E’ una cucina del riuso e uno dei suoi piatti simbolo è indubbiamente il frico, che si prepara utilizzando i ritagli e i resti di formaggi friulani amalgamandoli con le patate e le cipolle.

Molto importante la polenta di farina di mais bianca o gialla che accompagnata ogni piatto della tradizione e nel toc’ in braide accompagna una crema di formaggi friulani oppure un ragù di salsiccia. 

Rivestono grande importanza le minestre, fra le quali la zuppa di fagioli e patate che richiedono lunghe cotture e preparazioni. Fra i primi piatti non mancano la pasta fatta in casa tagliata in forma di tagliatelle o blecs, ovvero quadretti irregolari oltre agli gnocchi di patate, di spinaci o in autunno di zucca. Dal sapore contrastante troviamo a fine estate gli gnocchi di patate ripieni di susine, piatto singolare e buonissimo che ben rappresenta il melting pot di tradizioni. In primavera troviamo i piatti con le erbe spontanee in particolare il risotto con lo “sclopit” (Silene) o i “ruscolins” (asparagi selvatici) e la frittata con gli “urticions” (luppolo selvatico).

La carne maggiormente usata è sicuramente quella suina, in passato i maiali allevati a casa assicuravano alla famiglia carne e grasso per tutto l’anno. Come il resto del Friuli, il comune di Prepotto vanta un ricchissimo patrimonio di salumi tradizionali. Uno dei più noti insaccati è il musetto che prende il nome dal muso dell’animale. E’ un cibo quasi di rito in occasione delle feste natalizie e del nuovo anno, che si serve insieme ad un altro simbolo della cucina friulana che ha ricevuto la tutela DOP, la brovada: rape inacidite da una lunga fermentazione sotto le vinacce di uva a bacca rossa. Tra i piatti di carne non mancano la carne di manzo, la selvaggina e animali da cortile soprattutto pollame e conigli.

Prepotto si estende nella valle del fiume Judrio, dunque tra i piatti della cucina tradizionale troviamo la trota e un tempo i gamberi di fiume.

Il tipico dolce è rappresentato dalla Gubana, dallo sloveno “Guba” ovvero “piega” per via della sua forma; è un dolce a base di pasta lievitata con un ripieno di frutta secca, il tutto impreziosito dalla grappa.

Bevande

Se il Friuli Venezia Giulia è la regione italiana più conosciuta per la produzione di vini bianchi di qualità, lo Schioppettino si impone come il vitigno autoctono a bacca rossa in grado di rivaleggiare con quelli a bacca bianca. Soprattutto nel territorio del Comune di Prepotto e nella Valle del Judrio, come riconosciuto dalla sottozona “Schioppettino di Prepotto” della Doc “Friuli Colli Orientali” riservata al vino ottenuto da uve dell’omonimo vitigno. Un Disciplinare orientato a una produzione di qualità senza compromessi, stabilisce che i vigneti debbano produrre al massimo 1,55 Kg di uva per ceppo e che la vendemmia sia eseguita manualmente.

L’affinamento è obbligatorio in botti di legno per minimo 12 mesi e deve essere posto in commercio non prima del mese di settembre del secondo anno successivo alla vendemmia. Per le caratteristiche aromatiche speziate, il vino presenta una marcata tipicità, che deriva dalla particolare interazione tra clima e suolo che si crea nella vallata del Judrio. Ma non è solo il terroir a rendere unico il vino: anche il vignaiolo deve saper interpretare il linguaggio della terra, trasformandolo in profumi, sapori e colori inconfondibilmente legati ad essa. È così che, nel bicchiere, lo Schioppettino di Prepotto rivela la sua autenticità: rosso rubino intenso, profumo deciso di frutti di bosco e marasca e una singolare e preziosa nota speziata di pepe. Elegante e complesso come i grandi vini friulani, fa della versatilità il suo punto di forza, sposando non solo pietanze di carne o, se invecchiato, anche la selvaggina, ma riuscendo a stupire anche con piatti di pesce o con cucine dagli aromi speziati. Dalla storia si comprende come lo Schioppettino possa ambire ad essere riconosciuto il vitigno rosso più prestigioso del Friuli Venezia Giulia. Citato sin dal Medioevo, lo Schioppettino è presente a Prepotto da secoli, sopravvivendo alle travagliate vicende che hanno interessato questa terra di confine e di contatto fra tradizioni agricole italiche, germaniche e slave.

Negli “Atti e memorie della Società Agricola di Gorizia” del 1877 veniva definita “uva delicata” originaria di Prepotto; nel 1939 il Poggi, nel suo fondamentale lavoro dedicato alla viticoltura friulana, lo descrisse come vitigno “coltivato quasi esclusivamente nel territorio collinare e pedecollinare del comune di Prepotto. La Ribolla nera, al di fuori del suo ambiente optimum, anche alla distanza di pochi chilometri, dà un vino che non possiede più quelle caratteristiche peculiari che lo rendono pregiato in quel di Prepotto col nome locale di Schioppettino” Eppure stava quasi scomparendo fino a quando, nel 1977, il Consiglio comunale di Prepotto deliberò la richiesta che fosse inserito nell’elenco dei vitigni autorizzati, cosa che avvenne nel 1981. Due anni dopo, la Comunità Europea, lo incluse fra i vitigni raccomandati per la provincia di Udine e nel 1987 ottenne la denominazione di origine.

Punti di interesse

Oggi il Giro d’Italia arriva nel comune di Prepotto, in provincia di Udine, e fa tappa nella località probabilmente di maggior rinomanza del Comune, simbolo della religiosità delle genti che abitano questi luoghi.

Siamo nel Santuario della Beata Vergine di Castelmonte, per gli Italiani, ma Madone di mont per le Genti friulane e Stara gora per gli Sloveni che abitano ancora di qua e di là dal confine. Ci troviamo nella parte più nord orientale d’Italia, luogo storico di transito di tutte le popolazioni che hanno voluto vedere il mare Adriatico, invadendo i nostri territori. Castelmonte nasce da un castelliere, sorta di villaggio protostorico fortificato posto sempre in posizione elevata, a controllo del territorio e autodifesa dalle scorrerie delle tribù vicine. È stato poi un accampamento fortificato romano facente parte del Claustra Alpium Iuliarum. La sua trasformazione a sacello cristiano e poi a chiesa fortificata risale al 1200, quando oltre la Madonna c’era il culto per S. Michele Arcangelo. Fu in successione desiderata dagli Ungari, dai Goti e Ostrogoti, dai Longobardi, finanche dai Turchi. Vi giunse anche Napoleone nel 1797, che spogliò il santuario di quasi tutti i suoi beni. Sotto l’Impero Austro-Ungarico fu anche sede comunale fino al 1870. Dal 1913 la gestione passò dalle Confraternite locali, di una certa impronta slava, ai frati capuccini veneti. Oggi è luogo di culto frequentatissimo, che richiama fedeli dal Triveneto, ma anche dalla vicina Austria e dalla vicinissima Slovenia, che vengono a porre ex voto e a chiedere grazia alla Madonna nera con bambino, di sfera artistica salisburghese.

Altri luoghi di interesse religioso sono le chiesette votive delle varie frazioni del Comune, di scuola friulana e slovena. Spiccano per interesse artistico quella di S. Bartolomeo Apostolo a Ciubiz, per la volta costolonata con bassorilievi antropomorfi e la statua lignea delle madonna con bambino del XVI secolo; la pala con l’Adorazione dei Magi nell’altare della chiesetta dei Tre Re Magi sopra Prepotischis; la chiesa di SS. Pietro e Paolo a Centa con l’altare ligneo dorato a due ripiani di scuola slovena; la chiesetta di S. Pietro Apostolo e S. Paolo a Chiazzacco che presenta degli affreschi della fine del XV secolo recentemente ben restaurati; la chiesa di S. Antonio Abate  ad Oborza, dove si può vedere un crocifisso ligneo che riporta la data del 24 maggio 1915, quando i fanti italiani oltrepassarono il fiume Judrio, da molti secoli sempre confine fra più contendenti, e risalirono il monte Corada abbandonato dal Imperial Regio Esercito austro-ungarico.

Un notevole esempio di architettura fortificata è poi il castello Gabrici ad Albana, di proprietà privata, che fu precedentemente dei Conti di Gorizia benchè sulla sponda destra del fiume Judrio che già apparteneva al Regno d’Italia dal 1866.

Esempio di architettura rurale è l’aprico borgo di Berda, ristrutturato secondo criteri di unità stilistica ed ambientale pregevoli, dopo il terremoto del 1976.

Nel comune di Prepotto esistono notevoli aspetti di meritevole interesse naturalistico. Oltre alla accorta gestione del territorio, che è preziosamente equilibrata tra le zone libere e quelle antropizzate, esistono due pregiate località: una è il Bosco del Romagno, costituito già in epoca longobarda, che si è preservato dallo sfruttamento vitiviniclo, in quanto polveriera dell’Esercito italiano fino al 1950 e poi divenuto Parco ricreativo, condiviso con i comuni di Cividale del Friuli e Corno di Rosazzo; l’altra è la valle del Rio della Madonna, che discende direttamente da Castelmonte nella stretta forra di Marcolino, con ampi terrazzamenti una volta coltivati. Il rio confluisce nello Judrio e presenta, all’affioramento di banconate di natura calcarea, delle pozze e delle cascatelle di notevole interesse paesaggistico e idro-geologico. Nel suo fondovalle si trova un antico ponte che dai più viene chiamato Ponte romano, ma che molto più verosimilmente è stato costruito dai militari italiani durante la prima guerra mondiale. 

Dati i suoi pregi storici e naturalistici, il territorio è molto frequentato non solo dagli escurionisti, ma anche dagli amanti della bicicletta e dai cavalieri, tanto che qui sono stati proposti ben quattro famosi cammini: il Sentiero Italia, l’Alpe Adria Trail, il Cammino Celeste e la Via dei Monti Sacri. A questi si aggiungono ogni estate altre percorrenze, talvolta legate alla raccolta delle erbe mangerecce, di cui si va a fare un gradevole assaggio alla fine dell’escursione nei molteplici agriturismi dislocati sul territorio.

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