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60,3 km - Dislivello 550mt

Barcellona Pozzo di Gotto - Messina

Barcellona Pozzo di Gotto -

Messina

Mercoledì 11  Maggio 2022 60,3km Dislivello 550mt
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BARCELLONA POZZO DI GOTTO

Panoramica

La città di Barcellona Pozzo di Gotto, nasce dall’unione, decretata il 5 gennaio del 1835 per volere di Ferdinando II, Re delle Due Sicilie, delle due antiche contrade di: Barcellona e Pozzo di Gotto.

La città di Barcellona Pozzo di Gotto conta 41.583 abitanti ed eredita il nome della città catalana per la sua stessa posizione oro-geografica: adagiata tra il mare e la zona collinare. Tra il Mar Tirreno con le isole Eolie, il golfo di Tindari, la città di Milazzo e la zona collinare con i suoi musei cittadini (Parco Museo Jalari ed Epicentro) ed i suggestivi Borghi di Castroreale, Montalbano Elicona e Novara di Sicilia.

In epoca antica nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto esistevano insediamenti sparsi nelle colline, come Pizzo Lando (X sec. a.C.) e Monte S. Onofrio. Negli anni Settanta del XX secolo sono stati messi in luce dalla Soprintendenza i resti, di grande interesse storico-archeologico, di una Acropoli e una Necropoli (IX-VIII sec. a.C.) costituita da tombe a grotticella, proprio nella zona del Monte Sant’Onofrio: la cittadina sicula di “Longane”, dove è stato ritrovato un ‘caduceo bronzeo’ esposto oggi al British Museum di Londra. Numerosi villaggi, alcuni esistenti sin dal medioevo, come la frazione di Gala che contava la presenza di Monaci Basiliani, hanno dato vita successivamente ai centri di Pozzo di Gotto e Barcellona. La costruzione del pozzo, attuata nel 1463 dal nobile messinese Nicolò Goto, può essere considerato l’atto di nascita del casale di Pozzo di Gotto, che da quel gesto iniziale e dal suo artefice ne trasse il nome. La costruzione, a partire dal 1595, della Chiesa di San Sebastiano costituisce la vera e propria nascita di Barcellona. Barcellona e Pozzo di Gotto, sono separati solo da un torrente: il Longano.

Perché visitarla? La città conta parecchi beni culturali, tra chiese, musei e monumenti ed alcuni resti degli insediamenti dei monaci basiliani come: il Monastero settecentesco dei Basiliani; la Grotta di Santa Venera di epoca normanna; i resti del Monastero Basiliano di Gala (1105) ed una Cuba bizantina (XI sec) nel quartiere di Sant’Antonio.

Gastronomia

  • GRANITE AL CAFFE E PANNA: vengono richieste e consumate tutto l’anno. Le granite rappresentano per i barcellonesi la tradizionale colazione mattutina. Unica specialità della provincia di Messina, vengono consumate al gusto di caffe, limone, pesca, fragola, more e servite con fragranti e calde brioche.
  • GELATO: preparato tutto l’anno, il cosiddetto “cono di gelato” ai mille gusti e il dolce più utilizzato durante tutto l’anno dai siciliani.
  • ARANCINI: piccoli timballi di riso fritto adatti ad essere consumati come spuntino, primo piatto o piatto unico: sempre caldi e fragranti nelle friggitorie barcellonesi, dove si possono trovare farciti al ragù, al prosciutto, al formaggio, agli spinaci.
  • CANNOLI SICILIANI: è il dolce siciliano più diffuso e apprezzato al mondo. Sono formati da un involucro di pasta fritta e croccante, farcito con crema di ricotta di pecora, gocce di cioccolato e cubetti di zucca candita; vengono guarniti lateralmente con ciliegine candite, delle scorze d’arancia o pistacchi tritati.
  • CHIACCHIERE: sono il dolce preparato nel periodo di carnevale. Hanno la forma di una striscia, talvolta manipolata a formare un nodo; sono fatte con un impasto di farina che viene fritto o cotto al forno e poi spolverato di zucchero a velo.
  • RISO NERO: dolce tipico del barcellonese, della citta del Longano, è un piatto di riso nero dolce. Gli ingredienti sono: riso, latte, acqua, zucchero, cacao amaro, cioccolato fondente, cannella, scorza di arancia.
  • GIAURRINA: la ciaurrina (o giaurrina) è una sorta di caramella tipica, a forma di chiodo, e a base di miele di Barcellona Pozzo di Gotto. Essa si prepara tradizionalmente per la festa di San Sebastiano, che si celebra il giorno 20 del mese di gennaio.
  • Involtini di pesce spada: sono un secondo piatto tipico della tradizione siciliana, sono preparati con fettine di pesce spada tagliate e con un ripieno di capperi, olive, pangrattato e pomodori.
  • Pasta di mandorle: è composta da zucchero, acqua e mandorle siciliane.
  • Altri dolci tipici: Pignolata, Piparelle, Sfinciunu di riso, Cotognata, Frutta martorana.

Punti di interesse

Chiese storiche:

Basilica minore di San Sebastiano (1936); Duomo di Santa Maria Assunta di Pozzo di Gotto (1620); Chiesa di Gesù e Maria (1623); Chiesa di San Giovanni Battista (1751); Chiesa del Carmine e Convento dell’Ordine dei Carmelitani (1579); Chiesa di San Francesco di Paola (1954); Chiesa di Sant’Antonio di Padova e Convento dei Frati minori francescani (1622); Chiesa del Crocifisso (1663); Chiesa dei Cappuccini (1623); Chiesa di Sant’Andrea Apostolo (XVII secolo); Chiesa di Sant’Antonio (1637); Chiesa dell’Immacolata (1750); Chiesa di San Vito ( 1472); Chiesetta delle Anime del Purgatorio (1472); Chiesa di Santa Maria della Visitazione (1955); Chiesa di San Rocco nel quartiere di Nasari. Nella Chiesa di Santa Maria di Nasari, espressione del Rinascimento siciliano, è custodita la statua marmorea di “Santa Caterina d’Alessandria” di Vincenzo Gagini del 1560.

Palazzi e storici e del Liberty siciliano:

Villino Foti-Arcodaci (1911), Palazzo Pirandello, Palazzo Caliri, Palazzo Fazio, Palazzo Nicolaci Bonomo, Palazzo Salvo Villino Sant’Onofrio, Palazzo Comito, Villa D’Amico, Villa Foti.

Monumenti, ville, musei e teatro:

Monumento al Seme d’arancia del maestro barcellonese Emilio Isgrò; Monumento “Itria e Longano” del maestro barcellonese Francesco de Francesco; Monumento ai caduti di tutte le guerre e villa comunale dell’Arch. Fanfoni; Monumento a Pasquale Simone Neri (medaglia d’oro al valor civile), sul lungomare di Spinesante, ideato dall’architetto Mimmarosa Barresi e realizzato da Filippo Sindoni; Villa Comunale Primo Levi; Nuovo Teatro Placido Mandanici; Parco Urbano “Maggiore Giuseppe La Rosa” e Giardino di Proserpina” del maestro giapponese Hidetoshi Nagasawa; Giardi Oasi; Parco-Museo Jalari; Museo di Arte contemporanea Epicentro; Museo etnoantropologico Cassata; Galleria Progetto Città; Oasi di Sant’ Eusenzio; Palazzo della Cultura dedicato al poeta barcellonese Bartolo Cattafi.

Vicoli storici:

U strittu da palumbedda; U strittu di Carrozzi; A strata da Piscaria; A strata di Quaranta; Vico Neve; U strittu di Papìri; A strata da Funtanedda; U strittu di ddu Funtani; Vico Pensabene; Vico Pozzo dei Goti.

MESSINA

Informazioni Turistiche

Messina Città della Sicilia nord-orientale (213,7 km2 con 227.424 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. È posta sulla costa occidentale dello stretto che da essa prende nome; una lingua di terra di forma falcata (la Penisola di San Ranieri, terminante con la Punta San Salvatore) forma un buon porto naturale. Il primitivo centro si estendeva probabilmente alle pendici del Monte Gonzaga; il nucleo classico si trovava, invece, in fondo al porto e in parte sulla Penisola di San Ranieri. Gravemente danneggiata dal terremoto del 1783 e rasa al suolo da quello del 1908, M., dopo numerose polemiche che ne misero in forse la stessa rinascita, fu ricostruita in base a un piano regolatore del 1911.

La città, dopo la consistente diminuzione della popolazione registrata fra i censimenti del 1981 e 1991, ha vissuto, a partire dall’ultimo decennio del 20° sec., una ripresa grazie alla quale, maturato un elevato livello di terziarizzazione, ha cominciato a diversificarsi, sia urbanisticamente sia nelle qualificazioni funzionali. Ha così confermato il proprio ruolo di nodo funzionale al centro della conurbazione M.-Villa San Giovanni-Reggio di Calabria, in grado di coordinare una fitta rete di flussi relazionali sui due versanti dello Stretto. Grazie al circuito autostradale siciliano, M. è inserita nella rete urbana isolana, che la salda a Catania e, quindi, al sistema metropolitano della Sicilia sud-orientale. Punto obbligato del traffico connesso con l’attraversamento dello Stretto, il porto di M. può essere definito soprattutto un porto-traghetto. L’industria è attiva nei rami cantieristico, chimico, metalmeccanico e alimentare. Al traffico portuale, espletato da un considerevole numero di compagnie navali, è legato il turismo, voce importante nell’economia cittadina. M. è sede universitaria.

La città, chiamata dagli indigeni Zancle, cioè ‘falce’, fu fondata nell’8° sec. a.C. dai Calcidesi. Dopo la battaglia di Lade (494), Ioni dell’Asia Minore (Sami e Milesi), in fuga sotto la spinta persiana, avrebbero dato seguito a un invito degli Zanclei a fondare una città nell’isola (a Caleatte), ma per suggerimento di Anassila, tiranno di Reggio, avrebbero invece occupato Zancle, approfittando dell’assenza di Scite, tiranno della città. Questa cadde poi nelle mani di Anassila, che la ripopolò con coloni dorici della Messenia. Soltanto con l’abbattimento della dinastia dei tiranni reggini (461) Zancle riebbe la libertà, ma la mescolanza delle popolazioni ioniche e doriche causò feroci lotte di parte, dalle quali emerse vincitrice la fazione dorica. Questa allora, in ricordo della regione d’origine, ridenominò la città Messana. Per aver partecipato alla guerra di Siracusa contro i Cartaginesi nel 406, fu da questi conquistata e distrutta (396). Nel 393 un’ulteriore punizione cartaginese fu scongiurata dal pronto intervento di Dionisio. Morto costui, M. appartenne successivamente nel corso del 4° sec. a Dione, Ippone, Timoleonte e Agatocle; alla morte di quest’ultimo (289) cadde in mano dei Mamertini. Questi, sconfitti da Gerone II (264), chiesero aiuto ai Cartaginesi e, in seguito, temendo di cadere in loro potere, ai Romani, che sbarcarono oltre lo stretto, costringendo il comandante cartaginese ad abbandonare la rocca. Dopo aver resistito a un ritorno offensivo di Gerone II e dei Cartaginesi, M. divenne civitas foederata. Cominciò allora per essa un periodo di floridezza, che doveva però lentamente diminuire in età imperiale.

Sede vescovile soggetta al patriarcato bizantino, dal 5° sec., fu piazzaforte di Goti e Bizantini; fu occupata dai Musulmani nell’843. I Normanni se ne impadronirono nel 1038, conquistandola definitivamente con il conte Ruggero (1060-61); da allora M. fu tra i centri maggiori della loro espansione mediterranea. In età sveva la sua fortuna non fu distrutta dalla politica assolutistica di Federico II, né dall’occupazione militare di Manfredi (1258), intesa a soffocare la volontà autonomistica della città. Contro gli Angioini, M. insorse sotto la guida di Alaimo da Lentini, partecipando alla guerra del Vespro (1282); fu perciò favorita dalla monarchia aragonese che la elevò a capitale. I primi tempi della dominazione spagnola la sostennero con l’ampliamento del porto, la fondazione della sede universitaria (1548) e il potenziamento dell’arsenale militare; ma, nel 17° sec., la crisi economica spinse la città alla rivolta contro la Spagna, allora impegnata contro Luigi XIV (1674): aiutata dai Francesi, resistette all’assedio degli Spagnoli fino al 1678. Dopo la breve amministrazione sabauda (1713-18) e asburgica (1720-34), i tentativi di Carlo di Borbone di risanare la città furono resi vani dalla peste del 1743 e poi da un devastante terremoto (1783).

Dopo esser stata centro della difesa militare siciliana contro i Francesi di Napoli (1806-15), nel restaurato regime borbonico, la città fu subordinata agli interessi inglesi, francesi e spagnoli nel Mediterraneo. M. aderì ai moti costituzionali del 1820-21 e offrì il suo aiuto a F. Pepe per la riconquista delle regioni insorte; partecipò al movimento liberale del 1821 e del 1847; nel 1848 la sua adesione alla rivoluzione palermitana fu consacrata dalla resistenza della popolazione contro il generale Filangieri. Nel 1861 M. fu l’ultimo caposaldo borbonico a cadere in Sicilia.

Distrutta dal terremoto del 1908, d’intensità pari al 10° grado della scala Mercalli, cui si aggiunse un maremoto causando circa 80.000 vittime, e ricostruita, nella Seconda guerra mondiale fu bombardata, specialmente nel corso dell’invasione degli Anglo-Americani che l’occuparono nel 1943.

Gastronomia

La Cucina Messinese è una delle più antiche in Sicilia e risente soprattutto dell’influenza greca, pur rappresentando un filone assolutamente originale. Si basa in particolare sul Pesce ed i Frutti di Mare, sui Dolci a base di mandorla, canditi e ricotta, oltre che sull’arte della gelateria, particolarmente apprezzata per le Granite.

Per quanto riguarda la Rosticceria, tra le specialità del cibo da “strada” spiccano sicuramente gli Arancini messinesi, che presentano una forma conica appuntita come nel resto della Sicilia orientale, ma hanno un ripieno a base di ragù di carne con piselli, formaggio tenero e prosciutto o mortadella, avvolto da un involucro di riso normalmente preparato con il solo zafferano.

La città di Messina condivide molti piatti con la sponda calabrese dello Stretto, mentre la cucina della provincia fa maggiore utilizzo di carni e formaggi. Il rapporto con la cucina greca emerge anche dall’importanza dell’olio extravergine d’oliva, molto più utilizzato rispetto al resto della Sicilia, anche per cucinare le fritture. Nella zona dei Nebrodi, più legata alla pastorizia, sono presenti ben tre presìdi Slowfood (Prodotti Tipici), oltre al celebre Salame Sant’Angelo di Brolo: l’olio di Minuta, il Suino nero dei Nebrodi e la Provola dei Nebrodi.

 

Punti di interesse

I terremoti del 1783 e del 1908 e i bombardamenti della Seconda guerra mondiale hanno distrutto gran parte dei monumenti antichi, che sono stati tuttavia radicalmente ricostruiti o restaurati: il duomo, consacrato nel 1197, conserva i tre portali gotici e all’interno sculture di Goro di Gregorio (1333), di A. Gagini (1525), una cappella di G. Del Duca (1589), resti di mosaici absidali del 14° secolo. Il campanile (1933) ha un grandioso orologio astronomico. Notevoli anche le chiese restaurate dell’Annunziata dei Catalani (12°-13° sec.) e di S. Maria degli Alemanni (13° sec., per l’ordine dei Cavalieri Teutonici), le fontane rinascimentali di Orione e di Nettuno (G.A. Montorsoli) e il monumento a Giovanni d’Austria (1572), vincitore della battaglia di Lepanto. La città moderna è stata progettata (L. Borzi, 1911) sul tipo delle città a rettifilo e comprende sontuosi edifici fra cui il Palazzo Municipale (A. Zanca, 1920), il Palazzo di Giustizia (M. Piacentini, 1928), la nuova Palazzata (G. Samonà, 1930). Importante il Museo Regionale.

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