Solo 37 chilometri, ma in discesa. Curiosa la tappa numero 9 del Giro-E 2022. Che non vedrà un intenso uso del motore, questo è certo, ma di nuovo il mare all’orizzonte. Da Casella, entroterra genovese, al capoluogo ligure, accolti da un sorso di bianco e un morso di fügassa.
La tappa Casella – Genova
La città di partenza, Casella, è nel cuore dell’Appennino Ligure, nella piana del fiume Scrivia che qui allargava il suo letto formando un vasto bacino. Per molti, l’entroterra è la Liguria più autentica. Se siete fra loro, qui vi sentirete a casa. Tante le escursioni possibili, soprattutto a piedi ma anche in bicicletta. Per il trekking, l’Alta Valle dei Monti Liguri è una poesia. Da vedere anche le signorili ville liberty edificate nel corso dell’Ottocento e primi Novecento dall’emergente classe borghese genovese, che scelse il territorio, come la vicina alta Val trebbia genovese, per la villeggiatura estiva. A tavola, pansoti con salsa di noci, trofie di farina di castagne, carciofi in imbrogliata e preboggion (miscellanea di verdure bollite e passate in padella con olio, aglio e un filetto di acciuga), rappresentano la tradizione.
Sul percorso, poco da dire: intercetta il tracciato del Giro nella trentina di chilometri finali, in discesa. Decisamente una tappa per chi non vuole impazzire di fatica.
Su Genova… cari, ascoltatevi “Genova per noi” cantata da Lauzi, impossibile dire meglio.
Il personaggio del giorno – Alessandra Cappellotto
Ha debuttato come capitano del team Trenitalia un giorno prima del previsto, cioè ieri, prendendo il testimone da Andrea Ferrigato, che ha pedalato nelle prime otto tappe. Ex ciclista su strada e dirigente sportiva, 24 vittorie in carriera, Alessandra Cappellotto è stata la prima italiana a diventare campionessa del mondo su strada, titolo che vinse nel 1997 a San Sebastián. “È stata una cosa speciale, il titolo iridato, è vero. Ma ho anche fatto 14 Tour de France, che all’epoca era anche in versione femminile, 12 Giri d’Italia e due Olimpiadi. Ho anche vinto due campionati italiani, anche se in Wikipedia scrivono che è uno solo. A parte questo, mi occupo ancora di ciclismo: ho creato e dirigo la sezione femminile dell’associazione dei corridori professionisti, il sindacato mondiale delle cicliste. E poi mi occupo dell’associazione Road To Equality, che si occupa di aiutare le cicliste di paesi emergenti come Ruanda, Nigeria, Marocco, Algeria. L’anno scorso abbiamo portato in Italia cinque atlete dell’Afghanistan. È una cosa cui tengo molto. Attraverso il ciclismo faccio sì che le donne possano emanciparsi, le aiuto a fare uno sport che, lì, fatto da una donna è ancora una cosa strana. È com’era in Italia 45 anni fa, quando ho cominciato io. In strada non incontravo neanche una donna, e i ciclisti mi dicevano: “Le donne non devono andare in bici, non sono belle in bici”. In certi paesi è ancora così. Per me la bici oggi è emancipazione: libertà, diritti. Non mi sono lasciata sfuggire l’occasione del Giro-E, perché è rivivere le sensazioni di quando ero corridore. Ieri mi sono emozionata”.
Appuntamento a domani per la tappa del Giro-E numero 10, Mondovì – Cuneo.
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