L’ultima tappa del Giro elettrico ha preso il via dalla Stalingrado d’Italia, soprannome di una delle zone nel passato più industrializzate del Paese: Sesto San Giovanni. Borgo agricolo e di ville signorili fino al XIX secolo, Sesto diventa la capitale italiana dell’industria pesante (Falck, Breda, Marelli) agli inizi del XX secolo. Nel 1996 chiuse l’ultima delle grandi realtà industriali di Sesto, la Falck. Da allora, la zona è stata oggetto di importanti progetti di riqualificazione urbana. Da visitare le ville nobiliari, edificate tra il XVI e il XVIII secolo, come villa Torretta, villa Pelucca, villa Puricelli Guerra, villa Mylius e i suoi giardini, villa Campari. Notevole anche l’archeologia industriale, con l’ex altoforno T3 e il Carroponte presso il parco archeologico Breda, nonché il Villaggio Falck, villaggio operaio costruito dall’omonima fabbrica. Sesto è stata tra le prime città a installare colonnine per la ricarica di veicoli elettrici: oggi sono 28, ognuna con due punti di ricarica. Sono presenti anche tre punti sharing di monopattini elettrici e un’estesa rete di piste ciclabili.
La sera prima della partenza, sabato, direttamente di ritorno dall’Alpe Motta, Sesto ha celebrato i team protagonisti del Giro-E con una cena esclusiva presso Villa Campari, dove i partecipanti, i capitani, i team manager e i loro sponsor hanno rinnovato il clima di cordialità e allegria che ha contraddistinto tutto il Giro-E 2021.
Oggi l’evento era storico per il Giro elettrico, perché si è disputata la prima crono (crono regolarità a squadre) della sua giovane esistenza: questa infatti è la terza edizione, senza contare la numero zero del 2018. I partecipanti hanno avuto la soddisfazione e pure il gusto di vivere, tra le tante altre, anche l’esperienza realmente unica e, per questo evento, inedita di una tappa a cronometro e non in linea. Da Sesto San Giovanni a Milano, solo 10,6 chilometri (in luogo dei 30 dei professionisti), ma nella leggenda. Trenta minuti, chi più chi meno, per andare da parco Gramsci (ovvio) a piazza Duomo, passando per viale Monza, corso Buenos Aires, corso Venezia, corso Matteotti. Una tappa tra le più intense, in quanto a suggestioni, senza complessi d’inferiorità nei riguardi dei tapponi dolomitici.
Si è chiuso così, dopo 1.477 chilometri e 23.300 metri di dislivello positivo, con le braccia alzate sotto l’arco del vincitore e lo sguardo accondiscendente e protettivo della Madonnina di Milano, il Giro-E 2021. Un’edizione da ricordare, perché questo faranno tutti i partecipanti, da chi ha pedalato in tutte le tappe come i capitani a chi di tappa ne ha fatta una sola. Gregari e campioni, signori nessuno e personaggi famosi, tanti manager, molti ex campioni. Tra gli altri, noi ci ricorderemo delle leggende degli anelli Jury Chechi, della canoa Antonio Rossi e dello sci Kristian Ghedina, e poi Giorgio Mastrota con la figlia Natalia, gli imprenditori Mauro Benetton e Ottavio Missoni Jr, gli ex rugbisti Mauro Bergamasco e Andrea Lo Cicero, l’ex pilota di Formula 1 Nicola Larini, il segretario generale del Ministero del Turismo Lorenzo Quinzi, il politico Bruno Tabacci, il conduttore televisivo Davide Camicioli, l’attrice Matilde Gioli, l’assessora a Turismo, Sport e Qualità della vita del Comune di Milano Roberta Guaineri, il sindaco di Sesto San Giovanni Roberto Di Stefano, l’ex difensore delle Juve Moreno Torricelli, il Paziente 1 Mattia Maestri, il batterista dei Modà Claudio Dirani, le “Iene” Veronica Ruggeri e Nicolò De Devitiis; nonché gli ex professionisti Francesco Moser, Gianni Bugno, Alessandro Ballan, Moreno Argentin, Igor Astarloa, e poi Andrey Kashechkin, Moreno Moser, Max Lelli, Andrea Ferrigato, Andrea Tafi, Roberto Ferrari, Daniele Colli, Roberto Conti, Alberto Ongarato, Marco Cannone…
Adesso, come dire?, signore e signori è stato bello, ma dobbiamo chiudere. Arrivederci all’anno prossimo.